La ricerca della dieta “perfetta” ci porta quasi istintivamente a guardare al passato, cercando di emulare le abitudini alimentari dei nostri antenati. Questo approccio, apparentemente logico e intuitivo, nasconde però una serie di errori concettuali che meritano di essere analizzati in profondità.
L’errore della dieta specie-specifica
Secondo i fautori della dieta paleo e soprattutto dell’esistenza di cibi specie-specifici ogni specie ha un’alimentazione a cui è biologicamente predisposta e deviare da essa causerebbe problemi di salute.
Questo principio si scontra tuttavia con le evidenze archeologiche e soprattutto scientifiche: l’uomo non è specializzato in un unico tipo di dieta, ma si è sempre adattato alle risorse disponibili.
Gli studi su fossili, isotopi ossei e residui alimentari nei denti mostrano che le popolazioni umane hanno sempre seguito regimi alimentari molto diversi tra loro, che ancora oggi si riflettono nelle popolazioni più lontane dall’occidentalizzazione:
- Gli Inuit si sono adattati a una dieta quasi esclusivamente carnivora.
- I Tarahumara basano la loro alimentazione su mais e fagioli.
- Gli Hadza consumano carne, miele, frutta e tuberi.
Se l’essere umano avesse una dieta rigidamente specie-specifica, questi modelli alimentari diversi avrebbero dovuto causare gravi problemi di salute, non arrivare fino ai nostri giorni.
Questo dimostra che la nostra fisiologia è altamente flessibile, ma NON dimostra che i 3 approcci siano equivalenti.
Le prove scientifiche della flessibilità
L’anatomia e la fisiologia del nostro sistema digestivo confermano questa versatilità:
- Dentatura mista: Incisivi per mordere, canini moderati, molari adatti a triturare vegetali.
- Intestino intermedio: Più lungo di quello dei carnivori stretti (per digerire carboidrati complessi) ma più corto di quello degli erbivori (che fermentano la fibra).
- Enzimi variabili: Lattasi (per digerire il latte) e amilasi salivare (per digerire gli amidi) si sono evolute in modo differente tra le popolazioni a seconda della dieta locale.
La dieta paleolitica non era scelta, ma subita
Un altro errore comune è credere che l’evoluzione abbia plasmato i nostri geni con l’obiettivo della longevità sana, ma non è così, lo scopo è sempre stato molto più pragmatico: sopravvivere abbastanza a lungo da riprodursi. Ad esempio la dieta degli Inuit ha permesso loro di vivere in un ambiente ostile, ma non è detto che sia ottimale per la longevità.
Basarsi esclusivamente sulla dieta paleolitica per decidere cosa mangiare oggi è spesso un riflesso del cosiddetto bias di conferma, ovvero la tendenza a cercare informazioni che supportino la propria idea, ignorando le prove contrarie.
Guardare al passato è utile, ma non basta

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Oggi abbiamo strumenti molto più affidabili per valutare l’impatto dell’alimentazione sulla salute:
- Studi epidemiologici su migliaia di persone seguite per decenni.
- Analisi biochimiche che mostrano come il cibo interagisce con il corpo.
- Studi sul microbiota per capire l’effetto della dieta sulla flora intestinale.
- Esperimenti clinici controllati per verificare specifiche ipotesi nutrizionali.
Se il nostro obiettivo sono la salute e la longevità, dobbiamo basarci su queste evidenze piuttosto che su ricostruzioni incomplete e frammentarie del passato.
Essere onnivori non è un obbligo, ma una possibilità: possiamo scegliere i cibi più adatti al nostro stile di vita, idealmente senza dogmi ideologici.
Carne o cereali?
Il fatto che l’essere umano possa digerire sia carne che cereali non significa che debba necessariamente consumarli entrambi per stare bene, ma l’epidemiologia e la fisiologia potranno suggerire limiti ed effetti dei due approcci estremi, oltre che di tutto lo spettro intermedio, stabilendo ad esempio che il modello mediterraneo è uno dei più efficaci in assoluto in quanto a prevenzione cardiometabolica… e visto che oggi si muore soprattutto per queste malattie…
Il privilegio della scelta
Oggi non siamo più cacciatori-raccoglitori in lotta per la sopravvivenza. Abbiamo addirittura il lusso di scegliere cosa mangiare e possiamo perfino farlo in base a valori del tutto soggettivi, come
- etica,
- sostenibilità,
- cultura e tradizioni,
- religione.
Conclusione: dieta paleolitica o dieta ottimale?
La domanda chiave non è “Cosa mangiavano i nostri antenati?”, ma “Quali scelte alimentari migliorano la nostra salute oggi?”.
La scienza, pur con tutti i suoi limiti, può aiutarci a rispondere a entrambe le domande, ma le risposte NON necessariamente coincideranno.
Il passato ci offre spunti, eventualmente spiegazioni e conferme, ma è la scienza moderna a poterci offrire risposte concrete o quantomeno solide ipotesi. Oggi abbiamo la straordinaria opportunità di combinare conoscenze biologiche, studi scientifici ed esigenze personali per ottimizzare la nostra alimentazione.
Abbiamo il privilegio della scelta e lo abbiamo in un mondo che ci permette anche di fare ipotesi sulle conseguenze di ciascuna opzione. Due lussi che i nostri antenati non avevano. E questa libertà – la possibilità di decidere consapevolmente, bilanciando a nostro giudizio biologia, etica, cultura e salute – è, a tutti gli effetti, un super potere… non sprecarlo dietro a un pregiudizio.
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