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Miocardite/pericardite da COVID e vaccino: sintomi, segni e rischi

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(Segue trascrizione del video)

Introduzione

È ormai un dato di fatto che il tasso di miocarditi che si verificano a seguito della vaccinazione anti-COVID praticata con vaccini a mRNA (Pfizer e Moderna) sia superiore a quello della popolazione generale, soprattutto nei ragazzi più giovani; è possibile quindi affermare che tra gli effetti collaterali della vaccinazione ci sia il rischio di sviluppare miocardite.

Difficile indicare statistiche esatte perché a seconda della fonte consultata il numero varia leggermente, ma non l’ordine di grandezza, che è di qualche decina di casi ogni milione di vaccinati o poco più:

  • l’AIFA ad esempio stima al più un caso ogni 10000 persone considerando sia la miocardite che la pericardite;
  • un grosso studio condotto sulla popolazione di Israele, che ha preso in considerazione più di 2 milioni e mezzo di vaccinati, con almeno una dose, ha rilevato poco più di 2 casi ogni 100.000 persone;
  • il sistema sanitario inglese ha raccolto segnalazioni quantificabili in circa 10 casi per milione di dosi, più 7 per milione per quanto riguarda la pericardite.

A titolo di confronto è infine accertato di come sia più probabile sviluppare miocardite dopo l’infezione, rispetto alla vaccinazione, indicativamente 450 casi per milione di infezioni nei ragazzi tra 12 e 17 anni.

Vaccino anti-COVID e miocardite

Shutterstock/Teeradej

Chi è più soggetto al rischio?

Sulla base dei dati accumulati finora, che iniziano ad essere piuttosto consistenti e coerenti tra loro comparando i diversi studi, si rileva che le miocarditi da vaccino sono più comuni in giovane età e sopratutto tra i maschietti, ma d’altra parte anche nella popolazione generale si tratta di una condizione più maschile che femminile.

Le pericarditi invece sono state osservate in età più avanzate, ma entrambe le condizioni possono svilupparsi entro pochi giorni dalla vaccinazione, tipicamente due, e la maggior parte dei casi comunque entro 14 giorni (2 settimane).

Sono stati osservati decisamente più spesso dopo la seconda dose di vaccino.

Cos’è la miocardite?

La miocardite è una malattia che provoca l’infiammazione del cuore, infiammazione che può ridurre la capacità del muscolo cardiaco di pompare il sangue in modo efficace, oltre a causare ritmi cardiaci eccessivamente rapidi (tachicardia) o irregolari (aritmie).

Vaccino a parte è in genere causata da infezioni, tra cui senza dubbio la COVID-19, ma può essere anche conseguenza di reazioni a farmaci o a malattie infiammatorie generalizzate.

Nei casi più gravi la miocardite indebolisce il cuore fino ad interferire così profondamente con il suo lavoro di pompa da impedire una sufficiente distribuzione di sangue ossigenato al resto del corpo, oltre a favorire la formazione di coaguli che possono diventare responsabili di infarti ed ictus.

Cos’è la pericardite?

La pericardite è l’infiammazione del pericardio, la membrana, simile ad una sorta di sacca, che avvolge il cuore; si tratta in questo caso di una condizione di norma non preoccupante, più lieve rispetto alla miocardite, che tende a risolversi in molti pazienti anche senza trattamento.

È comunque una condizione che non deve essere sottovalutata, perché se trascurata o non riconosciuta in tempo può indurre lo sviluppo di pericolose complicazioni.

Quando preoccuparsi dopo la vaccinazione?

Il sintomo più caratteristico su cui concordano tutti gli studi disponibili fino ad oggi è il dolore al petto; se a seguito della vaccinazione effettuata con Pfizer o Moderna avvertissi, o se tua figlia o tuo figlio avvertisse dolore al petto, ti raccomando di rivolgerti immediatamente al medico o al Pronto Soccorso in base al quadro clinico generale.

Piuttosto comuni anche febbre e mancanza di fiato, in entrambi i casi circa un paziente su tre, mentre meno comuni palpitazioni, rash cutanei e congiuntiviti.

Perché si verifica?

Ad oggi, 7 dicembre 2021, non si conosce esattamente il meccanismo responsabile dell’insorgenza di miocardite post-vaccinazione; c’è però un dettaglio importante, in un interessante studio pubblicato sulla rivista Circulation, incentrato sull’analisi di circa 140 casi di miocardite su pazienti con 21 anni o meno, emerge il fatto che in molti casi il paziente aveva precedentemente contratto l’infezione naturale e questo spinge ad ipotizzare, lo fa ad esempio il Dr. Perry Wilson, un’origine immunitaria e non una reazione idiopatica ad altre componenti del vaccino. D’altra parte sappiamo ormai da tempo che proprio l’infezione naturale annovera tra le sue complicanze anche lo sviluppo di miocardite, fatto che rappresenta un’ulteriore sostegno all’ipotesi.

Quali sono le conseguenze?

Nella peggiore delle ipotesi questi episodi di miocardite nei ragazzi possono richiedere l’ospedalizzazione del paziente, in una minoranza di casi in terapia intensiva, ma nel complesso la prognosi è assolutamente favorevole. Ad esempio lo studio appena citato, che per come è stato strutturato ha preso in considerazione quelli che possiamo definire solo i casi più gravi, non ha rilevato morti, mentre lavori di ricerca più generali hanno dimostrato che la maggior parte degli episodi di miocardite da vaccino sia da considerare lieve o moderata.

Restano in ogni caso da approfondire le eventuali sequele a lungo termine.

Conclusione

Parafrasando le parole del Dr. Wilson, “la robusta risposta immunitaria generata da questi vaccini non è certamente priva di effetti collaterali, ma dobbiamo resistere alla tentazione naturale di confrontare gli effetti del vaccino con gli effetti di nessun vaccino, perché alla luce della spiccata contagiosità del SARS-CoV-2 il paragone corretto è quello tra gli effetti del vaccino e gli effetti del COVID stesso” ed in questo senso, sulla base dei numeri, la vaccinazione continua ad essere l’approccio d’elezione per la maggior parte dei pazienti.

Dello stesso avviso anche gli esperti dell’Ospedale Bambino Gesù, che sul sito descrivono la possibilità di vaccinare gli adolescenti come “una conquista e un miglioramento della strategia di vaccinazione contro la pandemia, perché rappresenta un vantaggio sia per i giovani sia per tutti“, anche alla luce del possibile sviluppo di infiammazione multi-organo nei bambini.

Fonti e bibliografia

(Le fonti utilizzate sono linkate direttamente nel corpo del testo)

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