Anche se sei magro, sportivo e mangi “pulito”, potresti comunque star dando una mano all’aterosclerosi. Uno studio appena pubblicato fa chiarezza su un fenomeno controverso, e ci regala anche una piccola lezione sullo stato della ricerca scientifica.
Il fascino (pericoloso) della dieta chetogenica
Negli ultimi anni la dieta chetogenica è diventata qualcosa di più di una moda: per alcuni è quasi una filosofia alimentare. Pochi carboidrati, molti grassi, e una promessa forte: perdere peso, migliorare la concentrazione, sentirsi energici.
E in alcuni casi, tutto questo avviene davvero.
Il problema è che non tutti reagiamo allo stesso modo. Alcuni soggetti, magri, atletici e metabolicamente in salute, possono sviluppare un drammatico aumento dei livelli di colesterolo LDL dopo aver adottato questo tipo di alimentazione. Il fenomeno è così sentito, stupisce così tanto la comunità scientifica, da aver meritato un nome tutto suo: Lean Mass Hyper-Responders (LMHR), ovvero “magri iper-rispondenti”.
Il loro caso è diventato uno dei nodi più discussi tra chi difende e chi critica le diete low-carb.
Un’ipercolesterolemia spettacolare!
Un nuovo studio pubblicato il 18 marzo 2025 sulla rivista JACC: Advances ha messo sotto la lente proprio questi soggetti. I ricercatori hanno seguito per un anno 100 persone con fenotipo LMHR: magre, metabolicamente sane, in dieta chetogenica e con valori di LDL-C superiori a 190 mg/dL (ma alla fine i partecipanti avevano una media sopra i 250, un numero da far tremare più di qualche cardiologo…).
Lo scopo era preciso e dichiarato: valutare se e come cambiasse il volume delle placche aterosclerotiche coronariche nel tempo, misurandole direttamente con angiografia coronarica a tomografia computerizzata.
Non un dato indiretto, non un semplice esame del sangue: qui si guarda dentro le arterie insomma…
Placca misurata, placca aumentata

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Il risultato? Le placche sono aumentate. Punto.
Eppure, questo dato non compare nell’abstract dello studio, quel riassunto iniziale che spesso è l’unico pezzo letto da medici, giornalisti, e decisori sanitari.
Annegato nel corpo dell’articolo, il risultato centrale viene sostituito nell’introduzione da analisi secondarie e da osservazioni che sembrano voler distogliere l’attenzione dal punto chiave.
Certo, lo studio è stato pubblicato, è accessibile, e chi vuole può leggerlo integralmente. Ma il messaggio principale rischia di perdersi, e questo non è solo un peccato per la scienza: è un potenziale danno per la salute pubblica.
Sì, il colesterolo è ancora un problema
Ma il messaggio più importante di questo studio è una cosa che già sappiamo, ma che in certi ambienti sembra ogni tanto dover essere riscoperta: il colesterolo LDL elevato è un fattore di rischio indipendente per malattie cardiovascolari. E da oggi abbiamo la dimostrazione che lo sia anche quando compare in persone giovani, sane, muscolose e atletiche.
La teoria secondo cui “se sei sano e il colesterolo ti si alza, non è un problema” non ha trovato conferma nei dati.
Anzi.
L’aumento delle placche osservato nei LMHR è del tutto coerente con quanto accade in soggetti obesi e con dismetabolismi. Il corpo, evidentemente, non fa favoritismi.
Cosa possiamo imparare?
Lo studio di Soto-Mota e colleghi ci lascia tre insegnamenti fondamentali:
- Magrezza e salute metabolica non proteggono dal colesterolo alto Avere un fisico asciutto e un buon metabolismo non ti rende immune all’aterosclerosi, se i tuoi livelli di LDL salgono alle stelle.
- La dieta chetogenica non è per tutti Può avere un senso terapeutico in certi contesti (es. grave sovrappeso), ma va seguita con attenzione, monitorata da professionisti, e — soprattutto — abbandonata se i parametri peggiorano.
- La trasparenza scientifica va praticata, non solo dichiarata Se si pre-registra uno studio, bisogna avere il coraggio di mostrare i risultati, anche quando scomodi. È così che si costruisce fiducia. È così che si fa scienza.
La dieta chetogenica, come ogni strumento, può diventare preziosa se usata correttamente, ma va usata con giudizio.
E soprattutto, va capita.
Questo studio non è affatto una condanna definitiva della low-carb, ma è un prezioso campanello d’allarme per una fascia specifica di persone che, magari in buona fede, potrebbero pensare di stare facendo la cosa giusta… mentre stanno solo facendo crescere le loro placche.
E ora, se ci tieni alle tue arterie, magari stasera pasta integrale e un filo d’olio buono. Che non sarà sexy come la chetogenica, ma fa molto meno casino là dentro.
Per approfondire ti segnalo il post della Dr.ssa Guess sullo studio in questione.
L'articolo Colesterolo da record e arterie infelici: il lato oscuro della keto proviene da Healthy The Wom.