Bionda o rossa
L’origine dell’arancia sembra affondare le radici nella lontana Cina, anche se non è del tutto chiaro se il frutto sia giunto in Europa durante le grandi esplorazioni del XV secolo o se fosse già conosciuto e coltivato nella Sicilia romana. Questa incertezza storica, tuttavia, passa in secondo piano rispetto alle caratteristiche che rendono l’arancia un alimento straordinario.
Si tratta di un frutto tipicamente invernale, anche se alcune varietà riescono a fruttificare fino all’inizio dell’estate.
A proposito di varietà, è interessante sapere che esistono numerose tipologie di arance, ciascuna con peculiarità distintive. Dal punto di vista dei consumatori, le differenze più evidenti riguardano due aspetti:
- la succosità
- e il colore della polpa, che può essere bionda o rossa.
Proprio questa tonalità rossa è un indicatore prezioso: è dovuta alla presenza di antociani, potenti antiossidanti che troviamo anche in altri alimenti, come i frutti di bosco e il cavolo cappuccio rosso.
La buccia: un tesoro nascosto

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Prima di concentrarci sulle proprietà nutrizionali dell’arancia, è importante ricordare che la buccia è una vera e propria miniera di sostanze utili. Gli oli essenziali presenti in questa parte del frutto non solo conferiscono il caratteristico profumo, ma trovano impiego in diversi settori:
- Industria alimentare, per aromatizzare dolci e bevande;
- Cosmesi, per la produzione di creme, oli e profumi;
- Farmaceutica, per realizzare prodotti a base di principi attivi naturali.
Se scegli arance con buccia edibile, ovvero non trattata chimicamente, puoi sfruttare questo prezioso elemento anche in cucina:
- grattugiandola, ad esempio, per arricchire ricette dolci o salate,
- oppure utilizzandola per preparare infusi o acque aromatizzate.
- I più audaci possono persino consumarla intera insieme alla polpa, beneficiando di un ulteriore apporto di vitamina C e altre sostanze fitoattive. Il tuo organismo ti ringrazierà!
Calorie e valori nutrizionali dell’arancia
Benefici e proprietà
Quando si parla di antiossidanti, la vitamina C è certamente il protagonista più noto dell’arancia, ma non è l’unico. Questo frutto è infatti un vero e proprio scrigno di composti bioattivi benefici, presenti sia nelle varietà a polpa bionda che in quelle rosse. Oltre agli antociani (che conferiscono il caratteristico colore rosso alle arance pigmentate) e ai carotenoidi (responsabili del colore arancione), troviamo un vasto assortimento di flavonoidi, composti che rivestono un ruolo centrale nella protezione contro lo stress ossidativo e nella prevenzione di molte malattie croniche.
Come sottolineano alcuni ricercatori, le arance – e gli agrumi in generale – sono un vero “tesoro di metaboliti naturali attivi” che potenzialmente offrono numerosi benefici per la salute umana, tra cui:
- Esperidina L’esperidina è uno dei principali flavonoidi presenti nelle arance. Studi scientifici suggeriscono che questo composto possa agire come:
- Antinfiammatorio, contribuendo a ridurre i processi infiammatori cronici;
- Vasodilatatore, con possibili benefici sul sistema cardiovascolare, come il miglioramento della circolazione e la riduzione della pressione arteriosa.
- Naringenina La naringenina, un altro flavonoide abbondante nelle arance, è nota per le sue proprietà:
- Antiossidanti, con un ruolo nella protezione delle cellule dai danni dei radicali liberi;
- Metaboliche, potenzialmente utili per migliorare il metabolismo dei grassi e favorire un migliore equilibrio lipidico.
- Quercetina e rutina Questi flavonoidi, presenti in quantità minori nell’arancia, sono oggetto di intensa ricerca per le loro numerose proprietà benefiche, tra cui:
- Effetti antinfiammatori e antiossidanti, che possono proteggere i tessuti dall’invecchiamento precoce;
- Potenziale effetto antitumorale, anche se gli studi in questo ambito sono ancora preliminari.
Un’azione lenta ma preziosa
Gli antiossidanti presenti nelle arance, come i flavonoidi, non agiscono con la rapidità e l’intensità di un farmaco. Invece, il loro effetto è graduale e cumulativo, integrandosi perfettamente nel contesto di una dieta varia ed equilibrata. È proprio questa sinergia tra alimenti diversi che porta benefici tangibili nel lungo termine, riducendo il rischio di sviluppare malattie croniche e favorendo il benessere generale.
Questo principio aiuta anche a spiegare perché i singoli composti, presi in forma di integratore, tendano a fornire risultati deludenti rispetto al consumo di alimenti interi. Le arance – come altri alimenti ricchi di sostanze fitoattive – offrono infatti una complessità biochimica che gli integratori non possono replicare.
In altre parole, non è il singolo flavonoide o antiossidante a fare la differenza, ma il cibo nel suo insieme, inserito in una dieta che comprenda una varietà di frutta, verdura, cereali integrali, legumi e altri alimenti salutari.
Fibra (un tesoro sottovalutato)
Tra i vari nutrienti dell’arancia, c’è un componente spesso trascurato ma di grande valore: la fibra alimentare. Pur non essendo presente in quantità particolarmente elevate, la fibra dell’arancia si distingue per la sua qualità, grazie alla presenza significativa di pectina. Questo tipo di fibra, presente anche nella mela, è associato a benefici importanti come la riduzione del colesterolo LDL (il cosiddetto “colesterolo cattivo”) e un effetto prebiotico sul microbiota intestinale. In altre parole, la pectina nutre i batteri “buoni” presenti nell’intestino, favorendo il loro equilibrio e migliorando così la salute generale.
Ma a proposito di fibra, c’è un aspetto che merita un discorso più approfondito…
L’albedo: quel fastidioso “di più” che in realtà è una gemma
Hai presente quella sottile parte bianca che ricopre gli spicchi dell’arancia e si trova tra la buccia e la polpa? Quel rivestimento che spesso cerchiamo di eliminare con cura, perché la sua consistenza fibrosa ci sembra un intruso indesiderato rispetto alla morbidezza della polpa? Bene, quella sostanza ha un nome: si chiama albedo.
Pur essendo un po’ fastidiosa al palato, l’albedo è una delle parti più ricche di fibra dell’arancia e rappresenta una fonte concentrata di flavonoidi, i potenti antiossidanti di cui abbiamo già parlato.
Eliminare completamente l’albedo significa rinunciare a un’importante quota di nutrienti benefici. Certo, la sua consistenza non è paragonabile alla piacevolezza della polpa succosa, ma vale la pena riconsiderarla come un elemento prezioso per la salute, piuttosto che guardarla con la stessa simpatia riservata a una multa inaspettata.
Spremuta o arancia intera: c’è differenza?
E qui sorge una domanda importante: bere una spremuta è lo stesso che mangiare un’arancia intera?
No.
Per quello che ci siamo appena detti sull’albedo, ma che vale anche per la fibra meno visibile, bere una spremuta non è affatto come mangiare un’arancia, perché significa rinunciare a tantissime sostanze preziose che, per quantità e qualità, fanno veramente la differenza.
È vero che il fatto che il contenuto di zuccheri del frutto non sia elevatissimo gioca a nostro favore, perché a meno di non berne quantità sconsiderate di fatto anche l’effetto pratico sulla glicemia non è qualcosa di cui la maggior parte di noi debba preoccuparsi, ma è importante capire che lasciamo comunque ben più di qualcosa per strada.
Per approfondire: Arancia intera o spremuta?
Controindicazioni delle arance: quando fanno male?
L’arancia è un frutto estremamente salutare, ma come accade con qualsiasi alimento, ci sono situazioni in cui è bene prestare maggiore attenzione.
Uno dei temi spesso citati è il rischio di interazioni con i farmaci. Sebbene alcune fonti online suggeriscano di essere cauti, il problema è in realtà molto meno rilevante per le arance rispetto ad altri agrumi, come il pompelmo, noto per influenzare il metabolismo di diversi farmaci attraverso l’inibizione degli enzimi epatici. Questo non significa che l’arancia sia completamente priva di interazioni, ma si tratta di una questione poco comune e meno problematica.
Più rilevante è invece il caso di chi deve monitorare il consumo di potassio, ad esempio le persone con problemi renali. Le arance sono infatti una discreta fonte di questo minerale, e chi ha limitazioni mediche specifiche dovrà regolarne il consumo in base ai consigli del proprio medico.
Un’altra categoria a cui l’arancia può creare qualche problema è rappresentata da chi soffre di reflusso gastroesofageo. L’elevata acidità del frutto può peggiorare i sintomi come bruciore di stomaco e rigurgito, rendendolo meno tollerabile per queste persone.
Attenzione ai denti: l’effetto dell’acidità sullo smalto
Un aspetto spesso sottovalutato riguarda gli effetti degli alimenti acidi, come le arance, sulla salute orale. L’elevato consumo di cibi acidi può infatti favorire lo sviluppo di carie e contribuire all’usura dello smalto dentale. Per questo, è utile seguire alcuni accorgimenti dopo aver consumato un’arancia o una spremuta:
- Risciacquare la bocca con acqua per neutralizzare l’acido;
- Rimandare lo spazzolamento dei denti di almeno 30 minuti. Lo smalto, ammorbidito dagli acidi, potrebbe essere più vulnerabile all’abrasione causata dallo spazzolino.
Questi piccoli gesti possono fare la differenza nel preservare la salute dei denti, soprattutto se le arance sono un alimento regolarmente presente nella tua dieta.
Conservazione
Come tutti gli agrumi anche l’arancia non è climaterica, ovvero una volta colta non matura più; la buona notizia è che si tratta di frutti abbastanza resistenti, che si prestano a essere conservati per tempi ragionevolmente lunghi in frigorifero o in altro luogo fresco.
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