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Eclampsia gravidica: significato, sintomi, cause e pericoli

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Introduzione

L’eclampsia è una complicazione molto pericolosa della gravidanza, conseguenza della preeclampsia (condizione caratterizzata da pressione alta e/o perdita di proteine nelle urine).

L’eclampsia è definita come la nuova insorgenza di crisi convulsive in una donna con preeclampsia; gli episodi possono verificarsi da prima del parto (in genere però dalla 20esima settimana in poi) fino a 6 settimane post-partum.

Sebbene la maggior parte delle donne guarisca completamente, una piccola minoranza sviluppa lesioni cerebrali permanenti.

La terapia consiste nella somministrazione di solfato di magnesio, che consente di dimezzare il rischio di eclampsia e soprattutto ridurre il rischio di esito fatale.

Cause

Preeclampsia ed eclampsia rappresentano una delle quattro categorie di disturbi della gestazione associati a pressione alta, insieme a

  • ipertensione cronica,
  • ipertensione gestazionale,
  • preeclampsia sovrapposta all’ipertensione cronica.
Eclampsia

Shutterstock/adriaticfoto

L’esatta causa alla base dello sviluppo di eclampsia non è ancora stata individuata, nonostante i i progressi ottenuti nella comprensione della preeclampsia; si pensa che si verifichi un’eccessiva permeabilità della barriera ematoencefalica (che normalmente protegge il cervello) in caso di sviluppo di preeclampsia, con la conseguenza di un’alterazione del flusso sanguigno cerebrale.

I disturbi ipertensivi nel complesso, tra cui preeclampsia ed eclampsia, colpiscono fino al 10% di tutte le gravidanze nel mondo e sono responsabili di una quota rilevante delle morti materne (10% negli Stati Uniti). La frequenza di sviluppo della malattia è aumentata negli ultimi due decenni e, i più importanti fattori di rischio, comprendono:

Sintomi

L’eclampsia è un quadro patologico strettamente correlato alla diagnosi di preeclampsia e può verificarsi prima del parto, durante il parto e fino a 6 settimane dopo il parto.

Le donne con eclampsia si presentano generalmente dopo la 20esima settimana di gestazione, con la maggior parte dei casi che si verificano dopo 28 settimane; il sintomo caratterizzate è la crisi convulsiva (crisi tonico-cloniche generalizzate), che in genere dura da 60 a 90 secondi.

La crisi può essere preceduta da sintomi premonitori come

Cos’è una crisi tonico-clonica?

La crisi di tipo tonico-clonico è la forma più grave di crisi epilettica ed è caratterizza da una fase di intense contrazioni involontarie che riguardano tutto il corpo, con violente convulsioni seguite da una fase di risoluzione con respirazione rumorosa e spesso perdita di urine:

  • Nella fase tonica la gestante diviene incosciente e tutti i muscoli improvvisamente si irrigidiscono.
  • Nella fase clonica i muscoli iniziano a contrarsi e a rilassarsi rapidamente ed alternativamente, causando convulsioni. Gli occhi deviano verso l’alto e la lingua può venire intrappolata. Può verificarsi incontinenza urinaria.

La paziente non conserva alcun ricordo della crisi, ma al risveglio può lamentare uno spiccato senso di confusione.

Complicazioni

L’eclampsia è responsabile di numerose e temibili complicazioni, tra cui:

I pazienti con preeclampsia ed eclampsia hanno anche un aumentato rischio di sviluppare malattie cardiovascolari più avanti nella vita.

Diagnosi

La diagnosi di preeclampsia è principalmente incentrata sulla pressione sanguigna, che la paziente sviluppa ex-novo dopo 20 settimane di gestazione (superiore a 140/90 mmHg). Oltre a questo ai fini della diagnosi dev’essere presente almeno uno tra i seguenti rilievi:

  • proteine nelle urine (ricercate mediante esame delle urine),
  • disfunzione renale (valutata ad esempio mediante analisi del sangue dell’eGFR),
  • disfunzione epatica (valutata ad esempio mediante dosaggio delle transaminasi),
  • sintomi neurologici (valutati mediante visita neurologica),
  • edema polmonare (valutato mediante radiografia),
  • carenza di piastrine (valutata mediante emocromo completo).

 

L’ecografia ostetrica con ecografia Doppler è necessaria per valutare gli effetti della preeclampsia sul feto, come la restrizione della crescita intrauterina ed eventuali complicazioni come il distacco della placenta.

Cura

Le crisi convulsive sono un’emergenza medica e richiedono un trattamento immediato per prevenire complicazioni potenzialmente fatali sia nella madre che nel feto; durante la crisi la paziente dovrebbe essere posizionata sul lato sinistro, garantendo inoltre la pervietà delle vie aeree.

Istruzioni per la posizione laterale di sicurezza

iStock.com/lukaves

Il farmaco di prima scelta in questi casi è il solfato di magnesio, che dev’essere continuato per almeno 24 ore dopo l’ultima crisi della paziente; purtroppo si tratta di un farmaco delicato, che se mal dosato può causare tossicità e paralisi respiratoria, depressione del sistema nervoso centrale e arresto cardiaco.

Molecole alternative sono diazepam e fenitoina, mentre le benzodiazepine e i barbiturici sono usati per le convulsioni refrattarie che non rispondono al magnesio. Il levetiracetam e l’acido valproico rappresentano alternative utili nei casi di pazienti affette da miastenia gravis con eclampsia, poiché magnesio e fenitoina causerebbero un eccessivo aumento della debolezza muscolare, che potrebbe esitare in una crisi miastenica.

La paziente potrebbe richiedere l’intubazione dopo un attacco a causa di un ridotto livello di coscienza e, in questi casi, la gestione della pressione sanguigna è di particolare importanza perché la laringoscopia provoca una risposta ipertensiva in grado di indurre un’emorragia intracranica.

Le donne con preeclampsia grave di epoca gestazionale superiore alle 34 settimane (o comunque instabili dal punto di vista materno o fetale) dovrebbero sottoporsi al parto non appena possibile.

Il cortisone può essere somministrazione in caso di epoca inferiore, al fine di favorire la maturazione dei polmoni del feto.

Anche dopo il parto rimane indispensabile un accorto controllo della pressione sanguigna, perché il rischio di eclampsia è particolarmente alto durante le 48 ore dopo la nascita; la pressione sanguigna sistolica dev’essere mantenuta inferiore a 150 mmHg e la pressione diastolica inferiore a 100 mmHg.

Fonti e bibliografia

  • Eclampsia – Mackenzie Magley; Melissa R. Hinson.

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