Introduzione
La percezione della rigidità del collo è una condizione estremamente diffusa (ogni anno può colpire più del 30% della popolazione) e può essere provocata da disturbi a carico sia dei muscoli che delle vertebre cervicali.
Il collo è una struttura particolarmente ricca di muscoli, disposti in più strati o fasce e deputati ai movimenti del capo, che possono essere frequentemente sede di contratture in conseguenza di posture scorrette e stress.
Le vertebre cervicali hanno invece il difficile compito di sostenere il peso del capo, in questo senso risulta emblematico il nome associato alla prima vertebra cervicale, Atlante, il titano che nella mitologia greca era incaricato di sorreggere l’intero mondo sulle proprie spalle. Processi degenerativi come l’artrosi interessano spesso le vertebre cervicali, nonché le loro articolazioni e la fitta rete di legamenti che le circonda, portando così, in particolar modo con l’avanzare dell’età, a dolore e rigidità del collo.

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Cause
La principale causa grave, da escludere in prima battuta seppure rara, è la meningite, patologia infiammatoria che colpisce le meningi, le membrane che racchiudono l’encefalo e il midollo spinale. Nella maggior parte dei casi è dovuta a una causa infettiva, come:
- Virus
- Batteri
- Funghi
Le altre cause della rigidità del collo e dei muscoli cervicali, molto più frequenti, sono:
- Assunzione di posture scorrette da parte del paziente, o a causa di un atteggiamento cronico della colonna vertebrale e del capo, oppure in caso di particolari lavori che richiedono il mantenimento di una certa posizione a lungo (anche semplicemente quella in piedi), o anche più recentemente per il prolungato utilizzo di computer e smartphone con una postura del capo rivolto cronicamente verso il basso, che azzera la fisiologica curvatura del tratto cervicale della colonna, la cosiddetta lordosi (questo è uno dei motivi principali per cui la diffusione di questo disturbo è in costante aumento)
- Stress e ansia: i muscoli del collo sono forse quelli che accumulano più tensione in risposta a stimolazione nervosa di stress, acuto o cronico, e di ansia. Ciò provoca somatizzazione con contratture che, se inizialmente possono anche non essere dolorose, a lungo andare sono in grado di modificare la postura cervicale. I muscoli che “tirano” maggiormente sono il trapezio, lo sternocleidomastoideo e gli scaleni.
- Torcicollo: si tratta di una contrattura acuta dei muscoli del collo, a esordio improvviso, sia per un movimento brusco del collo (il cosiddetto colpo di frusta), che può essere conseguente a causa traumatica (incidente stradale o sul lavoro) o a esercizio fisico pesante, sia apparentemente senza fattore scatenante, che in questo caso va ricercato nell’assunzione cronica di posture scorrette e nel conseguente accumulo progressivo di tensione che “sfoga” proprio nel torcicollo
- Alterazioni della fisiologica curvatura della colonna vertebrale, come la scoliosi, frequente negli adolescenti, o la cifosi cervicale, tipica dell’anziano.
- Artrosi: degenerazione delle articolazioni delle vertebre e delle strutture associate
- Discopatie: patologie del disco intervertebrale (come ad esempio l’ernia del disco)
Il cosiddetto colpo di freddo o colpo d’aria non rientra tra le vere cause di questi sintomi, in quanto non è in grado di provocarli di per sé, ma agisce solo potenziando eventuali tensioni o contratture già presenti.
Fattori di rischio
- Sesso femminile
- Depressione
- Ansia
- Fumo
- Vita sedentaria e scarso esercizio fisico
- Obesità
- Lavoro d’ufficio
- Concomitanti malattie reumatologiche
Sintomi
La rigidità del collo è un sintomo aspecifico ed è spesso legato alla percezione del paziente stesso, per cui è molto importante in questo senso l’elemento psicosomatico del disturbo, tuttavia non è raro riscontrare all’esame obiettivo una vera rigidità dei muscoli cervicali.
Tra i potenziali sintomi associati si annoverano:
- mal di testa, soprattutto nucale, bilaterale, spesso o al mattino o lieve ma continuo
- dolore, che può essere acuto e localizzato in un punto specifico nel caso del torcicollo o di contrattura di un singolo muscolo, o diffuso
- deficit funzionale, con limitazione dei movimenti della testa nello spazio, a volte con un blocco totale verso un lato
- nausea
- febbre, in caso di meningite: può essere molto alta e accompagnata da vomito, sonnolenza o confusione e fotofobia (fastidio per la luce intensa)
- scricchiolii, che i pazienti riferiscono più spesso come “sabbiolina” nel collo. Si può sperimentare anche un bisogno frequente di dover muovere il collo e ottenere degli schiocchi. Sono spesso dovuti ad attriti interni tra le vertebre o allo scoppio di piccole bolle d’aria nelle articolazioni
- formicolio del braccio, dovuto alla sofferenza del plesso cervicale, struttura del collo da cui si diramano i nervi del braccio, in caso di infiammazione o contrattura grave dei muscoli che lo circondano
- sensazione di vertigine o stordimento
Diagnosi
Rivolgersi a un professionista della salute è sempre fondamentale in caso di sensazione soggettiva od oggettiva di rigidità del collo, in quanto condizione che se protratta nel tempo può sfociare in conseguenze di tipo cronico.
È bene rivolgersi al medico soprattutto in caso di dolori persistenti o recidivanti, mentre in caso di febbre può essere opportuno recarsi in Pronto Soccorso, così da escludere
- una meningite, tramite l’esame obiettivo
- ed eventualmente puntura lombare, o condizioni organiche come ernie o artrosi cervicale, tramite diagnostica per immagini (principalmente radiolografia in prima battuta e risonanza magnetica in seconda). Attenzione, tuttavia, a non imputare i sintomi esclusivamente alle alterazioni riscontrate in questi esami strumentali, poiché si tratta in realtà di condizioni spesso compatibili con l’avanzamento dell’età, e in oltre la metà delle persone senza sintomi si riscontra comunque una qualche forma di alterazione.
Ci si potrà rivolgere anche a un fisioterapista, soprattutto quando domina la rigidità e abbiamo escluso cause gravi, in modo da valutare manualmente la tensione muscolare della zona e comprendere le strutture responsabili.
Cura e rimedi
Nella maggior parte dei casi si può risolvere il problema cercando di evitare le abitudini posturali scorrette o, in caso di attività lavorativa, adottando l’abitudine di periodiche pause dalla posizione abituale, magari eseguendo qualche esercizio di allungamento.
In caso di dolore acuto si può ricorrere all’assunzione di antinfiammatori non steroidei per via locale in forma di gel o pomata, per bocca, o nei casi refrattari in forma intramuscolare.
Si possono associare farmaci miorilassanti, tra i quali il più efficace e sicuro risulta l’eperisone. Il tiocolchicoside non va utilizzato sotto i 16 anni e nelle donne in gravidanza o in età fertile, per il rischio teratogeno. Altri validi miorilassanti sono le benzodiazepine, nel caso in cui si accompagnino sintomi psicologici. I cortisonici sono indicati esclusivamente in casi gravi dove la causa scatenante sia un’ernia cervicale.
In forme croniche, più che i farmaci, andrebbe privilegiata la fisioterapia, la massoterapia, oppure l’esecuzione di esercizi specifici, concordati con il professionista, di stretching o rinforzo muscolare, in base alla necessità personale. Quest’ultima soluzione risulta più efficace sul lungo termine perché coinvolge attivamente la persona e ne favorisce un’esecuzione giornaliera. Un esempio di classico esercizio di movimentazione del collo consiste nel sedersi con la schiena e il capo il più dritti possibile e muovere lentamente il collo alternativamente, per 10 volte, prima a destra e a sinistra, poi in alto e in basso, fino all’avvertimento di tensione muscolare.
È in ogni caso auspicabile cercare di risolvere eventuali situazioni fonti di stress e ansia.
Le terapie fisiche strumentali (Tecar, onde d’urto, …) possono migliorare i sintomi, ma non sono utili da sole.
Infine, nei casi di gravi discopatie o artrosi cervicale, è indicato l’approccio chirurgico.
A cura del Dr. Enrico Varriale, medico chirurgo
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