- Definizione e significato
- Diffusione e decorso
- Cause e fattori di rischio
- Complicazioni
- Sintomi
- Diagnosi
- Cura
- Fonti e bibliografia
Definizione e significato
Il disturbo oppositivo provocatorio è una condizione compresa nell’ampia categoria dei disturbi del comportamento dirompente, del controllo degli impulsi e della condotta, la condizione psichiatrica più comune nei bambini di età prescolare.
Questo eterogeneo gruppo è caratterizzato da problemi e difficoltà che riguardano:
- la regolazione delle emozioni (in particolare rabbia e irritabilità),
- l’autocontrollo sulle proprie azioni (polemica, sfida e aggressività),
- conseguenze comportamentali (che pongono la persona in contrasto con le norme sociali),
- violazione dei diritti altrui.

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Oltre al disturbo oppositivo provocatorio, che è il più frequente, fanno parte di questa condizione:
- disturbo esplosivo intermittente,
- disturbo della condotta,
- disturbo antisociale di personalità,
- piromania,
- cleptomania.
Diffusione e decorso
La diffusione del disturbo è circa del 4-16% della popolazione, è più comune nei maschi e insorge tipicamente nella prima infanzia o in adolescenza, anche se più raramente.
I bambini e gli adolescenti affetti corrono un maggiore rischio di sviluppare problemi di adattamento alle norme sociali, come comportamento antisociale, problematiche riguardanti il controllo degli impulsi, abuso di sostanze e disturbi dell’umore.
In particolare questa patologia può precedere il disturbo della condotta, specialmente se sono presenti sintomi appartenenti alla sfera della provocazione e polemica; tuttavia la maggioranza dei bambini con disturbo oppositivo provocatorio non svilupperà in seguito un disturbo della condotta.
L’umore collerico/irritabile è invece predittivo di futuri disturbi d’ansia e depressivo maggiore.
In alcuni casi, infine, può manifestarsi in associazione il disturbo da deficit di attenzione/iperattività.
Nonostante rappresenti un problema frequente, purtroppo solo una minoranza dei bambini con disturbo oppositivo provocatorio è adeguatamente indirizzata ai servizi di salute mentale di riferimento.
Cause e fattori di rischio
Come per molte condizioni mentali, non esistono cause specifiche responsabili dei sintomi. Esiste invece una complessa interazione di fattori eterogenei i quali, influenzandosi a vicenda, conferiscono un maggiore rischio di sviluppare la malattia e possono quindi essere predittivi:
- Regolazione delle emozioni (come reattività emozionale, scarsa tolleranza alla frustrazione).
La regolazione delle emozioni è un compito fondamentale appreso durante la crescita, che consente di rispondere in maniera adeguata e coerente con le norme sociali ai numerosi stimoli che la vita offre. Il continuo adattamento delle nostre risposte emotive alle sollecitazioni esterne è un processo per lo più inconsapevole; può essere in alcune situazioni volontario, ma per la maggior parte del tempo lo mettiamo in atto senza rendercene conto, poiché diventato automatico. È chiaro come la regolazione delle emozioni svolga un ruolo indispensabile nell’assicurare il benessere psicologico e sociale. Una capacità inadeguata di regolazione emotiva può portare a una diminuzione delle competenze sociali, successi scolastici, qualità delle relazioni interpersonali, e una maggiore vulnerabilità allo sviluppo di patologie psicologiche. - Fattori ambientali:
- condizioni socio-economiche disagiate,
- gruppo dei coetanei aggressivi, provocatori, discriminatori,
- stress significativi.
- Fattori familiari:
- disturbi mentali presenti nei membri della famiglia,
- pratiche educative troppo rigide, o incoerenti o addirittura negligenti nei confronti del bambino,
- maltrattamenti,
- conflitti familiari.
- Fattori genetici: geni coinvolti nella regolazione di alcuni neurotrasmettitori come la dopamina e serotonina, implicate nella regolazione delle emozioni.
- Fattori biologici che indicano una risposta allo stress e una regolazione emotiva alterata:
- bassa frequenza cardiaca,
- alterazione dei livelli di cortisolo.
- Fattori cerebrali: diminuzione del volume e alterazione dell’attività di alcune aree del cervello deputate al controllo delle emozioni, pianificazione, motivazione (corteccia prefrontale, amigdala, insula).
I fattori protettivi per il disturbo oppositivo provocatorio sono invece:
- buone pratiche genitoriali,
- attaccamento alla scuola,
- relazioni di fiducia con adulti di riferimento.
Complicazioni
Chi sviluppa il disturbo oppositivo provocatorio presenta un maggior rischio di soffrire in futuro di:
- disturbi d’ansia,
- disturbo depressivo maggiore,
- abuso di sostanze,
- altre patologie psichiatriche (come deficit d’attenzione/iperattività).
Quando persiste durante lo sviluppo è possibile assistere alla nascita di forti conflitti con genitori, insegnanti, figure adulte di riferimento, autorità, coetanei e partner che sfociano in una compromissione emotiva, sociale, scolastica e lavorativa.
Sintomi
I sintomi del disturbo oppositivo provocatorio sono eterogenei e possono presentarsi in diverse combinazioni fra loro, andando a configurare quadri clinici aventi caratteristiche differenti in base alla presenza di tre dimensioni sintomatologiche principali.
Il disturbo è diagnosticato sulla base di queste dimensioni, che sono:
- rabbia/irritabilità,
- polemica/provocatoria,
- offensiva/vendicativa.
È bene ricordare che questi sintomi possono essere presenti anche in bambini senza il disturbo, per questo motivo sono stati redatti dei criteri diagnostici che indagano l’intensità, la frequenza e la durata delle manifestazioni e che permettono di riconoscere un comportamento non adeguato per l’età e la società di riferimento.
Nelle diverse sfumature dei sintomi, la caratteristica essenziale e necessaria per fare diagnosi è la presenza frequente e persistente di un’attitudine incentrata su:
- rabbia,
- irritabilità,
- capricci,
- risentimento e rancore,
- sfida e dispetti,
- provocazione,
- polemica,
- offese,
- aggressività,
- vendetta.
che determinano disagio nella persona o in chi le è vicino e ne compromette gli ambiti sociali di riferimento (famiglia, coetanei, scuola, lavoro).
In particolare l’umore collerico/irritabile, il comportamento polemico/provocatorio o vendicativo devono essere presenti da almeno 6 mesi, evidenziati dalla presenza di almeno 4 sintomi delle seguenti categorie e manifestato durante l’interazione con almeno un individuo diverso dal fratello (poiché comportamenti dispettosi e oppositivi possono essere comuni tra fratelli).
- Umore collerico/irritabile:
- Va spesso in collera
- Spesso permaloso o contrariato
- Spesso adirato o risentito
- Comportamento polemico/provocatorio:
- Litiga spesso con figure che rappresentano l’autorità o gli adulti
- Spesso sfida attivamente o si rifiuta di rispettare le richieste provenienti da figure che rappresentano l’autorità o le regole
- Spesso irrita deliberatamente gli altri
- Spesso accusa gli altri per i propri errori o il cattivo comportamento
- Vendicatività
- È stato dispettoso o vendicativo almeno due volte negli ultimi sei mesi
I problemi comportamentali possono presentarsi in più ambienti, ad esempio in famiglia e a scuola, e la compromissione di più ambiti e relazioni è un indice della pervasività e gravità del disturbo. Non è però raro che invece i sintomi si manifestino in un solo ambiente, che è solitamente la casa e con i membri della famiglia o comunque gli adulti con cui si ha più intimità.
Ad ogni modo i sintomi s’inseriscono in dinamiche relazionali per lo più complesse e problematiche, nelle quali la persona affetta non dimostra una consapevolezza rispetto ai propri comportamenti; al contrario, il temperamento oppositivo e di sfida viene vissuto come una normale risposta alle richieste esterne viste come irragionevoli ed esagerate.
La distinzione fra sintomi individuali come causa o effetto di relazioni interpersonali problematiche è quindi sfumata.
Diagnosi
Per la diagnosi di disturbo oppositivo provocatorio lo specialista raccoglie i sintomi e ne analizza l’intensità, la frequenza e la durata per escludere quei comportamenti che sono normali per l’età e lo sviluppo del bambino.
È importante poi escludere quelle condizioni che presentano manifestazioni simili al disturbo oppositivo provocatorio, come ad esempio:
- Disturbo della condotta (che in alcuni insorge successivamente)
- Disturbo da deficit di attenzione/iperattività (che può essere associato)
- Disturbo del comportamento dirompente
- Disturbo esplosivo intermittente
- Disturbo dello sviluppo intellettivo
- Disturbo del linguaggio
- Fobia sociale
Cura
La cura del disturbo oppositivo provocatorio si avvale d’interventi psicosociali ed educativi rivolti, oltre che al bambino, ai genitori e alla scuola.
I farmaci solitamente non si utilizzano da soli, sempre che non siano necessari per trattare forme gravi di aggressività o patologie concomitanti, ad esempio deficit di attenzione/iperattività, ansia e depressione.
Interventi psicosociali
- Educazione dei genitori: si focalizza sul rinforzo delle abilità genitoriali e sullo
sviluppo di capacità educative più positive e meno frustranti per il bambino, che lo indirizzino al meglio nella gestione delle emozioni e nella motivazione. - Educazione degli insegnanti: simile principio dell’educazione genitoriale, ma applicata all’ambito scolastico.
- Psicoterapia familiare: si basa sull’assunto che il comportamento del bambino giochi un ruolo nell’equilibrio delle dinamiche familiari. L’intervento di psicoterapia, migliorando la comunicazione e le relazioni dei membri della famiglia, può modificare di conseguenza il comportamento problematico del bambino. Inoltre insegna alla famiglia ad aiutarsi e autoregolarsi a vicenda.
- Psicoterapia cognitivo comportamentale: in età più adulta, si utilizza con l’obiettivo di identificare e modificare i pensieri che poi sfociano in comportamenti problematici.
- Approcci multidimensionali: includono interventi rivolti ai diversi ambiti (individuale, familiare, scolastico e sociale) che possono rinforzare i comportamenti anomali.
Terapia farmacologica
Quando i sintomi non possono essere gestiti con i soli interventi psicosociali è possibile affiancare un trattamento farmacologico, il cui obiettivo principale è la gestione dell’aggressività e il trattamento delle eventuali malattie concomitanti.
Fonti e bibliografia
- Boylan K. The Many Faces of Oppositional Defiant Disorder. J Can Acad Child Adolesc Psychiatry. 2014; 23(1): 8-9
- DSM V – Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali , 5 edizione
- Ghosh A. et al, Oppositional defiant disorder: current insight. Psychol Res Behav Manag. 2017; 10: 353-367
- Lavigne JV. et al, Treating Oppositional Defiant Disorder in Primary Care: A Comparison of Three Models. Journal of Pediatric Psychology. 2008; 33: 449-461
- Schoorl J. et al, Emotion Regulation Difficulties in Boys with Oppositional Defiant Disorder/Conduct Disorder and the Relation with Comorbid Autism Traits and Attention Deficit Traits. PloS One. 2016; 11(7)
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