Cos’è l’arteriopatia periferica?
L’arteriopatia periferica (anche conosciuta come arteriopatia periferica o con l’acronimo inglese PAD) è una patologia caratterizzata dal restringimento del lume dei vasi arteriosi (arterie), ossia i vasi che portano il sangue ricco di ossigeno e nutrienti dal cuore alla periferia dell’organismo, tra cui:
- arti superiori,
- arti inferiori (questo è il distretto corporeo più frequentemente colpito dall’arteriopatia periferica),
- organi del capo (cervello),
- organi del tronco (intestino, stomaco, …).
La riduzione del calibro delle arterie costituisce un ostacolo al normale flusso sanguigno, che arriverà quindi in quantità ridotte ai tessuti a valle dell’ostruzione che, di conseguenza, riceveranno meno ossigeno e nutrienti.

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Nelle forme più lievi si manifesta senza alcun sintomo, con la progressione dell’ostruzione possono comparire:
- dolori muscolari,
- intorpidimento e formicolio,
- alterazioni della temperatura dell’arto interessato.
Il riconoscimento ed un corretto trattamento della patologia riveste un’importanza fondamentale per prevenire l’aumento del rischio di sviluppo di eventi cardiovascolari come l’ictus.
La prognosi dipende dalla tempestività della diagnosi, dalla gravità dell’ostruzione e dall’aderenza del paziente alla terapia.
Al fine di migliorare la prognosi è importante:
- evitare il fumo
- controllare il peso e dimagrire se necessario,
- mantenere sotto controllo i valori di pressione, glicemia, colesterolo e trigliceridi.
Cause
Il restringimento del vaso è generalmente dovuto alla presenza di una placca aterosclerotica, un aggregato di colesterolo e materiale fibroso che si deposita all’interno della parete dell’arteria che dunque si inspessisce andando a ridurre il lume del vaso.

Il progressivo accumulo di grasso e altro materiale riduce sempre di più il passaggio di sangue. (Credit: iStock.com/lvcandy)
L’aterosclerosi è favorita e causata dalla coesistenza di diverse condizioni:
- fumo di sigaretta,
- gli uomini sono più colpiti delle donne,
- età,
- valori elevati di trigliceridi,
- valori elevati di colesterolo
- valori elevati di omocisteina
- diabete,
- ipertensione (pressione alta),
- malattie infiammatorie,
- lupus eritematoso sistemico,
- esposizione a radiazioni ionizzanti,
- obesità,
- vita sedentaria.
Altre cause più rare dell’occlusione sono:
- vasculite, cioè un’infiammazione della parete del vaso stesso,
- trauma,
- anomalia anatomica per cui un muscolo, un tendine o un altro vaso comprimono l’arteria,
- spasmo della muscolatura liscia che prende arte alla formazione della parete dell’arteria.
Sintomi
I sintomi dell’arteriopatia periferia sono dovuti al ridotto flusso di sangue a valle dell’ostruzione ed al conseguente ridotto apporto di ossigeno e nutrienti; compaiono generalmente quando il 70% del lume del vaso risulta ostruito, mentre prima di questa soglia il disturbo risulta asintomatico.
I sintomi variano a seconda del distretto corporeo colpito, ma nella maggior parte dei casi la condizione interessa prevalentemente le gambe; in questo caso il sintomo caratteristico dell’arteriopatia periferica è la claudicatio intermittens, ossia la percezione di un dolore di tipo crampiforme in seguito ad uno sforzo, la cui localizzazione cambia in base all’arteria colpita (di norma un polpaccio, ma può interessare anche una porzione diversa).
Il dolore si manifesterà tendenzialmente al polpaccio anche durante una semplice passeggiata, per poi cessare immediatamente al termine del movimento (motivo per il quale l’arteriopatia degli arti inferiori è anche detta malattia delle vetrine). A tal proposito è importante porre attenzione a quanti metri si è in grado di percorrere prima che il dolore insorga e che quindi si senta il bisogno di fermarsi (più o meno di 150-200 metri), poiché questa è una domanda che certamente sarà posta dal medico.
Nei casi più gravi compaiono inoltre i seguenti sintomi di accompagnamento:
- cute pallida e fredda,
- rossore dell’arto,
- alterazioni nella crescita di peli ed unghie,
- dolore anche a riposo,
- ulcere,
- disfunzione erettile nell’uomo.
Tra gli altri distretti che possono essere colpiti dall’arteriopatia periferica ricordiamo:
- Arteriopatia vasi del capo: in questo caso i sintomi sono estremamente vari e possono comprendere:
- Arteriopatia vasi del tronco: anche in questo caso gli organi che posso essere coinvolti sono numerosi. Uno dei sintomi più frequenti, tipici dell’occlusione di uno dei vasi che irrora l’intestino, è la cosiddetta claudicatio abdominis, una condizione che consiste nell’insorgenza di un forte dolore all’addome dopo i pasti; l’intestino, attivandosi durante il processo digestivo, necessita di un aumento della quantità di ossigeno, che tuttavia non può essergli fornito in quantità adeguate a causa dell’ostruzione dei vasi. La carenza di ossigeno manda in sofferenza la muscolatura intestinale e quello che ne risulta e un dolore di tipo crampiforme.
Tendenzialmente i sintomi dell’arteriopatia si sviluppano lentamente e gradualmente nel tempo; in caso di manifestazioni improvvise e/o che peggiorano rapidamente si raccomanda di rivolgersi immediatamente al medico perché la causa potrebbe essere di natura diversa e più urgente.
Complicazioni
L’arteriopatia periferica non espone il paziente ad un rischio immediato, ma se il processo di aterosclerosi che ne è alla base non viene riconosciuto e curato può condurre allo sviluppo di condizioni gravi e potenzialmente fatali.
Se il flusso sanguigno alle gambe viene gravemente limitato può svilupparsi una condizione di ischemia critica degli arti inferiori, una complicazione estremamente grave e difficile da trattare, che si manifesta con:
- forte bruciore alle gambe e ai piedi che persiste anche a riposo,
- pallore della pelle,
- comparsa di ferite e ulcere (piaghe aperte) su piedi e gambe che non guariscono,
- perdita di massa muscolare nelle gambe
Le lesioni che si verificano possono infettarsi e peggiorare fino a causare la gangrena del tessuto (morte), fino al punto di richiedere l’amputazione dell’arto.
Il blocco dell’afflusso di sangue alle gambe può inoltre verificarsi anche in altre aree del corpo, interessando per esempio le arterie che alimentano il cuore e il cervello ed esponendo al rischio di:
Diagnosi
La diagnosi prevede diversi passi:
- Anamnesi, il medico ascolta il paziente e raccoglie informazioni utili alla diagnosi ed all’eventuale terapia.
- Esame obiettivo, il medico esamina il distretto coinvolto e cerca i polsi periferici (ossia il battito cardiaco in diverse sedi):
- popliteo (dietro al ginocchio),
- femorale (piega inguinale),
- tibiale (dietro al malleolo mediale del piede),
- pedidio (dorso del piede),
- brachiale (piega del gomito),
- radiale (porzione esterna della faccia ventrale del polso),
- ulnare (porzione interna della faccia ventrale del polso);
- viene inoltre ricercato l’indice caviglia/braccio, che consiste nel misurare la pressione arteriosa a livello della caviglia e del braccio, il cui rapporto risulta essere nei limiti di norma se pari a 1 (i due valori dovrebbero cioè essere uguali).
- Esami del sangue, al fine di valutare i livelli di:
- colesterolo,
- glicemia,
- trigliceridi,
- omocisteina.
- Esami strumentali, che comprendono:
- ecodoppler,
- angiografia,
- angio-RM,
- angio-TC.
Cura
Nelle forme più lievi è sufficiente adottare un corretto stile di vita, basato su
- un’alimentazione sana,
- una regolare attività fisica
- e la cessazione dell’abitudine tabagica (smettere di fumare).
Qualora questo non fosse sufficiente, è possibile ricorrere ad una terapia farmacologica basata sull’assunzione di:
- Anti-aggreganti: si usano la fine di evitare a formazione di trombi sulla superficie della placca aterosclerotica, evento che potrebbe restringere maggiormente il lume del vaso.
- Farmaci ipocolesterolemizzanti: ridurre i livelli di colesterolo riduce l’accumulo di quest’ultimo all’interno della parete del vaso.
- Farmaci volti ad abbassare la pressione arteriosa: nel caso in cui il paziente risulti iperteso, questo fattore collabora alla formazione della placca aterosclerotica.
- Farmaci per il controllo della glicemia: nei pazienti con diabete, l’iperglicemia può concorrere alla formazione della placca.
- Farmaci che inducono la dilatazione dei vasi arteriosi, al fine di aumentare il diametro del lume vasale.
Nei casi più gravi si ricorre alla terapia chirurgica tramite:
- Angioplastica percutanea: consiste nella dilatazione del vaso tramite il posizionamento di uno stent (un tubicino in rete metallica).
- Bypass: consiste nell’inserzione di un nuovo vaso (sintetico o prelevato da un’altra zona del corpo) che colleghi la zona del vaso a monte e quella a valle dell’ostruzione permettendo così che il sangue durante il suo circolo la eviti.
- Amputazione: viene riservata ai casi più gravi riguardanti gli arti inferiori, in cui si è sviluppata gangrena.

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Prevenzione
Sebbene non possano controllare tutti i fattori di rischio (pensiamo per esempio al sesso e all’età), è possibile acquisire uno stile di vita sano ed abbattere così il rischio di sviluppare l’arteriopatia periferica e le sue complicanze; si raccomanda quindi di:
- praticare regolare attività fisica,
- seguire un’alimentazione varia e sana,
- smettere di fumare,
- perdere peso se necessario.
Questi cambiamenti possono ridurre il rischio di sviluppo dell’arteriopatia, ma anche prevenire le condizioni cardiovascolari e metaboliche che ne condividono i fattori di rischio (cardiopatia ischemica, diabete, ipertensione, colesterolo alto, ictus…).
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