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Iniezioni, le domande più frequenti

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Come fare per ridurre al minimo il dolore durante un’iniezione?

Per ridurre il disagio per il paziente durante un’iniezione si consiglia di:

  • Riscaldare leggermente la fiala del farmaco tenendola tra le mani prima di aspirare il farmaco nella siringa.
  • Nel caso di un’iniezione intramuscolare rimuovere tutte le bolle d’aria nella siringa prima dell’iniezione.
  • Attendere che la soluzione disinfettante usata per la pulizia della cute si sia asciugata completamente (almeno 5 secondi).
  • Inserire l’ago con un movimento rapido e deciso.
  • Mantenere per quanto possibile rilassati i muscoli nel distretto d’iniezione.
  • Non cambiare la direzione dell’ago mentre si entra o si esce.
  • Non riutilizzare lo stesso ago più volte (o a evidenti ragioni igieniche, la punta viene rovinata durante l’iniezione, rendendo quindi l’iniezione successiva più dolorosa).

Nel caso di bambini è eventualmente possibile (a giudizio del pediatra) fare un preventivo uso di creme anestetiche, per desensibilizzare l’area d’iniezione.

Cosa significa se si forma un livido nel sito di iniezione?

La formazione di un piccolo livido a seguito d’iniezione è una delle complicanze più comuni, ma tendenzialmente non è associata a problemi o rischi di sorta; generalmente si manifesta in seguito alla rottura di un vaso sanguigno causata dalla penetrazione dell’ago. Si tratta di una complicanza particolarmente frequente nei pazienti che assumono terapia anticoagulante.

Per ridurre la possibile comparsa di lividi, si consiglia di applicare una leggera pressione sul sito con un pezzo di garza o di cotone per qualche minuto dopo l’iniezione, ma senza sfregare.

Cosa succede se non si espelle l’aria dalla siringa?

Iniezioni sottocutanee

Le siringhe preriempite di farmaci atti alla somministrazione sottocutanea contengono, in alcuni casi, una bolla d’aria all’interno del cilindro. Quest’ultima ha un ruolo ben preciso, che consiste nello scollare adeguatamente i tessuti sottocutanei al fine di garantire il corretto assorbimento del farmaco iniettato.

Nel caso in cui, prima di effettuare un’iniezione sottocutanea, venisse espulsa l’aria dalla siringa preriempita, nel tessuto sottocutaneo non verrebbe a crearsi lo spazio necessario all’adeguato assorbimento del farmaco somministrato. Il rischio in questo caso consiste nella formazione di ecchimosi o lievi ematomi nel sito di iniezione.

Cercando di eliminare l’aria presente nella siringa si rischia inoltre di espellere accidentalmente anche parte del farmaco, alterandone così la dose; mantenendo invece la bolla d’aria contenuta nel cilindro della siringa preriempita è possibile garantire l’adeguato scollamento dei tessuti, così da permettere l’assorbimento completo e senza complicanze della corretta dose del farmaco.

È necessario tuttavia porre attenzione ad un particolare: non tutti i farmaci somministrabili per via sottocutanea necessitano della somministrazione contemporanea di una bolla d’aria; le siringhe preriempite di insulina (usate dai pazienti diabetici di tipo 1 e da alcuni di tipo 2), ad esempio, non contengono bolle d’aria, poiché il quantitativo di farmaco somministrato è minimo e non necessita di scollamento dei tessuti per essere assorbito correttamente. È dunque molto importante ricordare che non è necessario aspirare aria in maniera arbitraria quando nella siringa preriempita essa non è presente.

Iniezioni intramuscolari

Iniettare per errore piccole quantità di aria all’interno del muscolo non espone in genere il paziente a particolari rischi di salute; iniettando pochi millilitri di aria questa si localizzerà principalmente tra le fibre muscolari, causando una sensazione di piccoli scoppiettii dovuta alla compressione delle bollicine durante la contrazione muscolare.

Nel caso di quantità più importanti i rischi sono invece maggiori:

  • Il gas potrebbe essere trattenuto all’interno del muscolo, causando un pericoloso aumento di pressione che può ridurre l’afflusso di sangue innescando la cosiddetta sindrome compartimentale, a cui può seguire la morte del tessuto ed altre pericolose complicanze;
  • in alternativa il gas potrebbe farsi strada lungo il foro aperto dall’ago, fino a penetrare in circolo (vedi paragrafo dedicato all’iniezione endovenosa di aria).

Nel caso di siringhe preriempite (per esempio il vaccino antinfluenzale) non è invece mai presente aria, in quanto il farmaco iniettato si infiltra tra le fibre muscolari e non risulta necessario creare spazio tra queste con l’iniezione di aria.

Iniezioni endovenose

Iniettare grandi quantità di aria in vena può esporre il paziente a gravi rischi per la salute, a volte anche potenzialmente fatali.

Se minime quantità di aria non sono in grado di causare danni ostruendo il circolo (come le micro–bolle che possono formarsi nel deflussore di una flebo), all’aumento della quantità di aria iniettata e della velocità d’iniezione, crescono invece i rischi di sviluppare un embolismo venoso, una condizione potenzialmente fatale caratterizzata dall’ostruzione di un vaso sanguigno causata dalla presenza di una bolla d’aria; nel caso di pazienti con problemi cardiaci (congeniti o acquisiti) la dose tollerata può diminuire sensibilmente.

Devo verificare di essere in vena con l’aspirazione?

L’aspirazione durante la manovra di iniezione, nota anche come manovra di Lesser, è l’applicazione di pressione negativa prima dell’iniezione ed è descritta come l’azione di retrarre lo stantuffo della siringa per 5-10 secondi con lo scopo di garantire che il farmaco non sia inavvertitamente somministrato per via endovenosa (Dougherty & Lister 2011).

Ad oggi la manovra di Lesser non risulta avere sufficienti evidenze a suo supporto nella letteratura scientifica.

Risulta necessario, tuttavia, effettuare alcune precisazioni:

  • La manovra di Lesser risulta superflua e a volte anche lesiva nel caso di iniezione sottocutanea, in quanto il tessuto adiposo sottocutaneo è poco vascolarizzato e risulta dunque particolarmente raro poter pungere un vaso.
  • Nel caso invece di iniezione intramuscolare la manovra di aspirazione dovrebbe essere effettuata solo nel caso in cui si scelga come sede di iniezione la zona dorsogluteale, poiché in questa sede decorrono vasi di grande calibro, motivo per cui la probabilità di iniettare il farmaco in un vaso risulta molto più elevata. Per quanto riguarda le altre sedi di iniezione intramuscolare, non vi è evidenza che l’aspirazione con o senza il ritorno di sangue confermi la posizione dell’ago ed elimini la possibilità dell’iniezione intramuscolare all’interno di un vaso sanguigno.

Esistono ancora le siringhe di vetro riutilizzabili?

L’utilizzo di dispositivi in vetro riutilizzabili, ad oggi, non è raccomandato.

Esistono infatti numerose tipologie di dispositivi monouso in plastica che permettono di prevenire in maniera efficace il rischio infettivo, sostanzialmente più elevato nel caso in cui si utilizzi un dispositivo in vetro riutilizzabile il quale necessita di processi di sterilizzazione ripetuti.

Le siringhe in vetro riutilizzabili non sono più presenti sul mercato, ad esclusione di quanto riguarda il settore del collezionismo.

Esistono ancora i dispositivi per autosomministrarsi le iniezioni intramuscolo?

Ad oggi non sono presenti in commercio dispositivi per l’autosomministrazione di farmaci per via intramuscolare. Sono invece presenti in commercio penne predosate per la somministrazione sottocutanea di alcuni farmaci, tra cui l’insulina, per il trattamento del diabete insulinodipendente, e la follitropina, ormone utilizzato per la stimolazione ovarica nel trattamento dei disturbi della fertilità.

Lo scopo di questi dispositivi è quello di rendere più agevole, precisa e sicura la procedura di iniezione sottocutanea quando questa necessita di essere effettuata in maniera ripetuta e autonoma da parte del paziente.

Le iniezioni intramuscolari non hanno questa caratteristica, in quanto il loro impiego è generalmente limitato ad un breve periodo di tempo, motivo per il quale non sono presenti in commercio dispositivi per l’autosomministrazione.

Ci si può fare da soli un’iniezione sottocutanea in pancia?

La procedura di iniezione sottocutanea in sede addominale può essere eseguita in completa autonomia.

Un esempio di farmaco che viene generalmente autosomministrato in sede addominale è l’eparina a basso peso molecolare, farmaco utilizzato per la prevenzione degli eventi trombotici post chirurgici; una volta dimesso al domicilio, il paziente sottoposto ad intervento chirurgico deve generalmente proseguire per alcune settimane la terapia con eparina, che può essere autosomministrata in sede addominale periombelicale.

La tecnica più semplice da utilizzare per l’autosomministrazione è la tecnica della plica cutanea che, oltre ad essere di semplice esecuzione, è anche particolarmente sicura, poiché garantisce la corretta iniezione del farmaco nel tessuto sottocutaneo senza correre il rischio di raggiungere il tessuto muscolare.

Un'infermiera addestra un paziente all'autoniezione

iStock.com/Shinyfamily

Un’iniezione sottocutanea in pancia durante la gravidanza è pericolosa?

L’iniezione sottocutanea in sede addominale durante la gravidanza non è pericolosa, purché venga effettuata nella maniera corretta. Anche in questo caso la tecnica più adeguata è quella della plica cutanea.

È tuttavia possibile che, nelle fasi avanzate della gravidanza, risulti particolarmente difficile “pizzicare” la cute a causa del suo elevato grado di stiramento; in questo caso risulta più opportuno scegliere un’altra sede di iniezione, come ad esempio la zona antero – laterale della coscia, più facilmente accessibile e meno problematica per l’esecuzione della plica cutanea.

Posso disinfettare un ago e riutilizzarlo?

Gli aghi in commercio sono dispositivi monouso e pertanto non possono e non devono essere per alcuna ragione riutilizzati. La disinfezione, infatti, non è sufficiente a garantire la prevenzione del rischio infettivo nel caso in cui si riutilizzi un dispositivo monouso.

Inoltre, riutilizzare lo stesso ago comporta un’alterazione della sua struttura esterna poiché la punta tende a perdere l’affilatura e a piegarsi, assumendo una conformazione ad uncino. Ciò comporta un aumento della sensazione dolorosa durante l’iniezione e, in molti casi, anche la perdita di efficacia dell’iniezione stessa, poiché riutilizzando lo stesso ago si corre il rischio che il farmaco residuo dall’iniezione precedente cristallizzi nella porzione cava dell’ago, impedendo così la fuoriuscita della nuova dose.

Se cambio l’ago posso riutilizzare la stessa siringa?

Anche in questo caso parliamo di dispositivi rigorosamente monouso. Pur sostituendo l’ago, l’utilizzo di una siringa precedentemente utilizzata comporta un aumento esponenziale del rischio infettivo poiché viene a mancare il principio di sterilità che caratterizza i dispositivi monouso. Inoltre, riutilizzare la stessa siringa con farmaci diversi comporta interazioni tra molecole farmacologiche che in alcuni casi possono risultare dannose per la salute.

Fonti e bibliografia

  • L. White, G. Duncan, W. Baumle, Fondamenti di Infermieristica, principi generali dell’assistenza infermieristica, II edizione, Edises, 2013
  • L. Saiani, A. Brugnolli, Trattato di cure infermieristiche, II edizione, Idelson Gnocchi, 2014ù
  • S. Frassini, A. Silvestrini, S. Nicoletti, F. Riminucci, Aspirare o non aspirare durante l’esecuzione dell’iniezione intramuscolare: rituale o evidence-based?, Centro studi EBN Bologna, 2015
  • Dougherty, L. and Lister, S., The Royal Marsden Hospital Manual of Clinical Nursing Procedures, 8th Editi. John Wiley & Sons, 2011
  • P. Ferri, F. Davolio, N. Panzera, L. Corradini, D. Scacchetti, La somministrazione sottocutanea di eparina: semplice procedura operativa, numerose variabilità, Evidence GIMBE Foundation, 2012

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