Introduzione
Il Disturbo Ossessivo Compulsivo da Contaminazione è da considerarsi una delle sotto-categorie del Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC), caratterizzato dalla presenza di pensieri indesiderati e ricorrenti (ossessioni) a cui seguono rituali, ossia comportamenti irrazionali e ripetitivi (compulsioni) che la persona mette in atto per cercare di controllare o neutralizzare l’ansia causata dai pensieri ossessivi.
Le compulsioni spesso interferiscono significativamente nella vita dell’individuo, comportano disagio oltre che un notevole impiego di tempo, compromettendo di conseguenza il normale svolgimento delle attività quotidiane.
Spesso le persone affette da questo disturbo sono consapevoli che i loro pensieri e comportamenti sono eccessivi e irragionevoli, ma ad ogni tentativo di resistere si verifica un aumento dello stato ansioso che li porta a cedere, mettendo in atto il comportamento compulsivo.
Di solito la persona affetta da Disturbo Ossessivo Compulsivo cerca di evitare il più possibile tutte le situazioni che riguardano il contenuto delle sue ossessioni, se ad esempio l’individuo teme le contaminazioni eviterà di attuare tutti quei comportamenti che ritiene rischiosi (stringere la mano a qualcuno, toccare la maniglia di una porta, …).
Le ossessioni di solito si focalizzano su aree specifiche, una di queste è proprio la paura di essere contaminati.
Cause
Il Disturbo Ossessivo Compulsivo da Contaminazione colpisce indifferentemente sia uomini che donne, ma sembra manifestarsi in maniera differente nei due sessi.
Le femmine tendono a manifestarlo in età più avanzata rispetto ai maschi, tuttavia l’età di insorgenza è mediamente compresa tra l’infanzia e la tarda adolescenza o la prima età adulta.
Non sono state ancora trovate cause specifiche per questo tipo di disturbo, ma alcune ipotesi riguardano l’ereditarietà; chi ha familiari affetti da questa patologia sembra avere un rischio maggiore rispetto ad altri di sviluppare il disturbo.
Altre ipotesi riguardano aspetti neurobiologici, la storia familiare, squilibri durante le fasi dello sviluppo, stress, eventi traumatici relativi a malattie o contaminazioni che il soggetto ha subito in prima persona o riguardanti terze persone. In quest’ultimo caso la persona può essere rimasta particolarmente colpita da questi eventi e non aver espresso o elaborato a sufficienza le emozioni suscitate da questa esperienza.
Lo psicologo, attraverso il colloquio, può cercare di comprendere quali sono i fattori responsabili di questo disturbo.
A volte le cause sono legate alle modalità in cui sono stati posti al soggetto, dalle figure di riferimento (ad esempio i genitori), i temi legati alla pulizia, al controllo e alla gestione delle pulsioni. È importante comprendere come la persona ha percepito ed elaborato queste tematiche.
È possibile anche che questo disturbo abbia alla base pulsioni e conflitti che non sono mai stati accettati ed elaborati.
Sintomi
I sintomi tipici del Disturbo Ossessivo Compulsivo da Contaminazione sono:
- Intensa paura di contrarre una malattia.
- Eccessiva preoccupazione di sporcarsi o di essere contaminato a causa del contatto con germi, virus e batteri.
- Attuazione di comportamenti ripetuti e irrazionali, che l’individuo compie per prevenire o ridurre al minimo le probabilità di contaminazione, tra questi i più frequenti sono:
- Lavarsi a lungo e molte volte al giorno le mani o altre parti del corpo. Molto spesso l’individuo dedica gran parte della giornata alla pulizia perché è convinto che non sia mai sufficiente.
- Pulizia eccessiva e sterilizzazione di superfici, oggetti e abiti.
- Frequenti visite mediche a cui la persona si sottopone, senza che ve ne sia reale necessità, ma che sono necessarie per lenire l’eccessiva preoccupazione per il proprio stato di salute.
- Spesso la persona evita tutte le situazioni o i comportamenti che ritiene ad alto rischio di contaminazione, tra questi i più frequenti sono:
- Evitare di cenare al ristorante o a casa di altre persone per paura che il cibo sia contaminato.
- Evitare di usare bagni pubblici per paura che non siano sufficientemente puliti.
- Evitare di stringere la mano a persone che l’individuo reputa “a rischio”.
- Evitare di toccare superfici e oggetti che l’individuo reputa contaminati perché toccati da altre persone
- Attuazione di rituali che l’individuo compie per placare l’ansia e perché è convinto che possano neutralizzare il rischio di contaminazione. Ci sono moltissimi tipi di rituali e molto spesso le persone affette da DOC da contaminazione ne inventano di molto personali. Tipici esempi di rituali sono:
- aprire e chiudere le palpebre,
- contare,
- ripetere mentalmente frasi o parole per un certo numero di volte,
- allineare oggetti,
- riordinare,
- tenersi lontani da determinati oggetti o da determinati colori.
I rituali hanno l’importante funzione di placare l’ansia in quanto la persona è convinta che abbiano un potere di decontaminazione. Ad esempio ci si può convincere che aprire e chiudere le palpebre per almeno tre volte allontanerà il rischio di contrarre una determinata malattia.
- Molto frequentemente capita che le persone affette da questa patologia coinvolgano anche i familiari nei loro rituali, chiedendo loro di mettere in atto determinati comportamenti, il più delle volte eccessivi e irrazionali.
- La persona avverte un forte stato di disagio se non può mettere in atto i suoi rituali o le azioni di pulizia.
- Compromissione delle relazioni affettive, sociali e lavorative.
Cura e terapia
La persona affetta da questo disturbo molto spesso riconosce l’irrazionalità dei suoi pensieri e riesce ad ammettere che i suoi comportamenti sono eccessivi, per questo motivo è quasi sempre applicabile una psicoterapia, supportata spesso da una cura farmacologica. Nel dettaglio le terapie più efficaci sono:
- Psicoterapia cognitivo comportamentale: l’obiettivo è che la persona riesca a sostituire le idee ossessive con pensieri più razionali e che di conseguenza modifichi anche il suo comportamento. Una delle tecniche più usate è quella dell’esposizione, che consiste nel chiedere al paziente di esporsi gradualmente alle situazioni che gli creano ansia, partendo da quelle meno ansiogene, finchè l’ansia non decresce in modo significativo.
I pazienti affetti da Disturbo Ossessivo Compulsivo da Contaminazione vanno trattati con estrema cautela perché il rischio di scompenso è molto alto, inoltre è fondamentale creare con il paziente un’alleanza terapeutica efficace prima di procedere con le tecniche cognitivo-comportamentali. - Psicoterapia psicodinamica: si porta il paziente a rielaborare il conflitto e le pulsioni non accettate in modo che possano essere indirizzate, gestite e soddisfatte in modo equilibrato e il più possibile liberi dai sensi di colpa. La terapia psicodinamica non è direttiva, pertanto non prevede l’assegnazione di “compiti a casa” e non fornisce al soggetto istruzioni da seguire nelle diverse situazioni, ma si basa sull’analisi delle difese e sull’elaborazione dei conflitti. Il paziente potrà ridefinire se stesso e acquisire più consapevolezza riguardo alla sua vita interiore e a quella altrui. La terapia psicodinamica consente inoltre di affrontare i problemi relazionali che possono insorgere come conseguenza di questa patologia. Il paziente potrà infine comprendere quali sono i fattori scatenanti e stressanti, ciò gli consentirà di acquisire gli strumenti più funzionali per la gestione dei sintomi.
- Terapia farmacologica: in alcuni casi è necessario affiancare alla psicoterapia anche una terapia farmacologica, pertanto si rende indispensabile l’intervento di un medico specializzato in psichiatria. Solo un’accurata visita medica e psichiatrica permetterà di stabilire quale tipo di farmaco è più adatto al paziente, ma è stato riscontrato che generalmente i farmaci come la clomipramina e la fluvoxamina hanno un buon livello di efficacia. In ogni caso va tenuto in considerazione che il trattamento farmacologico non risolve definitivamente il problema, pur consentendo tuttavia di gestire i sintomi.
A cura della Dott.ssa Sara Veneziani
PSICOLOGA
Iscritta all’Ordine degli Psicologi della Liguria
Sito web
L'articolo E se avessi l’AIDS? Il disturbo ossessivo compulsivo è stato inizialmente pubblicato su Farmaco e Cura.