No, l’uso del reggiseno NON favorisce lo sviluppo del tumore al seno.
Questa teoria nasce a metà degli anni ’90 del secolo scorso, quando due ricercatori statunitensi (Sydney Ross Singer e Soma Grismaijer) pubblicarono il controverso libro “Dressed To Kill: The Link Between Breast Cancer and Bras”, mai pubblicato in italiano, ma traducibile come “Vestiti per uccidere: il legame tra cancro al seno e reggiseni”.
Nel testo viene proposta la tesi secondo cui indossare un reggiseno, specialmente quelli stretti o con ferretto, potrebbe aumentare il rischio di cancro al seno a causa delle difficoltà dello scorrimento della linfa, con conseguente accumulo di tossine e sostanze di rifiuto.
Inutile dire che la bizzarra teoria ha da subito fatto il giro del mondo, nonostante non fosse sostenuta da alcun dato sperimentale e, soprattutto, fosse poco credibile in termini di fisiologia del seno (la linfa della mammella viene drenata a livello dei linfonodi del braccio, che non subiscono quindi l’effetto di compressione del reggiseno).

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Può essere tuttavia interessante cogliere l’occasione per analizzare più a fondo due aspetti della tesi, che rappresentano un eccellente esempio di come valutare criticamente ipotesi alternative al senso comune (e, si badi bene, non per questo necessariamente sbagliate).
- I due autori, a sostegno della loro tesi, portavano l’esempio delle popolazioni indigene australiane, che avrebbero visto aumentare sensibilmente il numero di casi di tumore al seno con la progressiva diffusione dell’abitudine tutta occidentale di utilizzo del reggiseno. Non solo è plausibile che possa effettivamente esserci una correlazione, ma è probabile e prevedibile, perché l’occidentalizzazione è legata a doppio filo anche e soprattutto a cambiamenti ben noti per essere fattori di rischio dimostrati, come ad esempio l’aumento di peso, la sedentarietà, la riduzione dell’allattamento al seno, … È quindi un classico esempio del mantra “correlazione non significa causazione“, ovvero rilevare una correlazione tra due eventi NON significa di per sé che uno sia causa dell’altro.
- La seconda prova portata dai due autori consisteva nell’analisi delle abitudini in materia di utilizzo del reggiseno in oltre 15000 donne americane, da cui emerge che la probabilità di contrarre la malattia e il suo livello di aggressività erano in relazione diretta con il tempo passato indossando un reggiseno. Come nel caso precedente non si tiene conto di un fattore fondamentale: le donne in sovrappeso tendono ad avere mammelle più grosse e pesanti e, per questo, sono tipicamente portate a indossare il reggiseno per più tempo. In altre parole, il sovrappeso è vero il fattore di rischio per il cancro, non le ore di utilizzo del reggiseno che ne sono invece una semplice conseguenza.
Vale tuttavia la pena notare che qualsiasi ipotesi merita di essere verificata (il fatto che l’analisi condotta nel libro soffrisse dei difetti descritti non esclude il fatto che possa essere comunque vera); la conferma definitiva si è tuttavia avuta 20 anni più tardi, nel 2014, con la pubblicazione di uno studio (Bra wearing not associated with breast cancer risk: a population-based case-control study) progettato per dirimere la questione mediante la valutazione di circa 1500 donne (per due terzi affette da cancro al seno e per un terzo sane). Una rigorosa analisi dei dati ha permesso di dimostrare che nessun aspetto legato all’uso del reggiseno (taglia, frequenza di utilizzo, presenza o meno del ferretto, età di primo utilizzo) era collegato a un aumento del rischio.
Fonti e bibliografia
L'articolo Il reggiseno AUMENTA il rischio di TUMORE al seno? proviene da Healthy The Wom.